C'è una differenza non sottile tra le persone che lavorano e consiste nel riconoscersi in ciò che si fa. Può essere un lavoro manuale o intellettuale, la vera differenza è nel proprio rapporto con il proprio quotidiano. Una volta ho sentito dire "non ero nessuno, non sapevo fare nulla, qui mi hanno insegnato un lavoro, ora ho una professionalità". A questo punto il lavoro cambia di dimensione, non serve solo per lo stipendio ma diventa parte della tua dignità. Per questo la storia degli operai della INNSE non va sottovalutata, non è solo una storia di lotta per il posto di lavoro. Queste persone non hanno accettato di perdere la loro professionalità senza motivo (se non per la speculazione) non hanno chiesto altro di poter fare il proprio lavoro nella propria fabbrica. Questi uomini e queste donne ci hanno ricordato che le persone sono la parte viva di un'azienda, non possono essere smantellate come le macchine e che la loro dignità non è fatta di garanzie contrattuali, ma dalla possibilità di esprimersi ogni giorno nel proprio "fare". Per questo la INNSE non è solo una fabbrica ma è anche una scuola, e loro non sono solo dei lavoratori in lotta, sono i nostri nuovi insegnanti. Hanno smosso un imprenditore a fare il suo lavoro, hanno smosso la gente a capire che doveva uscire di casa e schierarsi, hanno smosso le istituzioni, ma anche le forze dell'ordine e il loro sindacato, che non poteva più tacere sulla contraddizione di quei lavoratori schierati contro altri lavoratori. Grazie perché oltre alla lezione di vita e di lotta, avete salvato il cuore di questa città.
foto da Repubblica
foto da Repubblica